Capitolo 16, versetto 24 - Capitolo 17, versetto 10
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Ricevuto un tal ordine, egli li mise nel fondo della prigione con i piedi tra i ceppi.
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Ma a mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li udivano.
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A un tratto, s'avvertì un gran terremoto; tanto che la prigione ne fu scossa tutta; e le porte si spalancarono, e le catene di tutti si sciolsero.
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Il carceriere, destatosi in sussulto e vedute le porte della prigione aperte, sfoderata la spada, stava per uccidersi pensando che i carcerati fossero in fuga.
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Ma Paolo gridò ad alta voce: «Non ti far male alcuno, perché tutti quanti siam qui».
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Colui, chiesto un lume, saltò dentro, e tutto tremante si gettò a' piedi di Paolo e di Sila;
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e, menatili fuori, esclamò: «Signori, che devo fare per esser salvo?».
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E quelli risposero: «Credi nel Signore
Gesù, e sarai salvo tu e la tua famiglia».
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E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli di casa sua.
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In quella stessa ora della notte, egli li prese con sé, lavò le loro piaghe, e si fece immediatamente battezzare con tutti i suoi.
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Poi, menatili su in casa sua, apparecchiò loro la mensa, tra il giubilo della sua famiglia, per aver creduto in Dio.
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Fattosi giorno, i giudici mandarono i littori a dire: «Metti in libertà quegli uomini».
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E il carceriere ne informò Paolo, dicendo: «I giudici han mandato a liberarvi; uscite, dunque, e andatevene in pace».
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Ma Paolo disse loro: «Battuti in pubblico e senza processo, noi che siamo Romani, ci hanno messi in prigione; e ora ci mandan via di nascosto? Ah, no! Vengano
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essi stessi a menarci fuori!». I littori referirono queste parole ai giudici; i quali, udito che erano Romani, temettero molto;
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e vennero, dissero loro buone parole, e, menandoli fuori li pregarono di lasciar la città.
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Usciti così di prigione, si recaron da Lidia; e, dopo aver veduto ed esortato i fratelli, partirono.
Capitolo 17
A Roma: Claudio. 2º viaggio di Paolo. 49 - 52 d.C.
Paolo in Tessalonica.
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- Poi passando per Anfipoli e per Apollonia, giunsero in Tessalonica, dove i Giudei avevano una sinagoga;
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e Paolo, secondo che era sua usanza, entrò da loro, e per tre sabati ragionò con loro delle Scritture,
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spiegando e persuadendo ch'era necessario che il Cristo patisse e risuscitasse dai morti: «È Gesù il Cristo ch'io vi annunzio».
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E alcuni di loro credettero, e s'unirono a Paolo e Sila; come pur fecero un gran numero di proseliti e di Gentili e non poche donne nobili.
5
Ma gl'invidiosi Giudei, presi dalla piazza certi cattivi soggetti e fatta gente, levarono a tumulto la città; e assalita la casa di Giasone, volevano tirarli davanti al popolo.
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Ma, non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni de' fratelli dinanzi a' capi della città, gridando: «Costoro mettono sottosopra il mondo, e sono venuti anche qua;
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e Giasone li ha accolti in casa! Son tutti de' ribelli a' decreti di Cesare, proclamando esserci un altro re, Gesù».
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Ed eccitarono il popolo e i magistrati della città, che udirono tali cose;
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e soltanto dopo ricevuta cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.
Paolo in Berea.
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E i fratelli, subito nella notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; dove, appena giunti, andarono alla sinagoga de' Giudei.