Capitolo 20, versetto 22 - Capitolo 26, versetto 23
22
Ed ora, ecco, io, costretto dallo spirito, vado a Gerusalemme, senz'altro conoscere di quel che mi stia per accadere,
23
se non questo: che lo Spirito Santo per ogni città mi avverte che a Gerusalemme m'aspettano catene e tribolazioni.
24
Ma io per nessuna di queste cose temo; né tengo più preziosa di me la mia vita; purchè termini il mio corso e compia il ministero ricevuto dal Signore
Gesù, che è di render testimonianza al Vangelo della grazia di Dio.
25
E ora, ecco, io so che voi tutti, tra' quali son andato e venuto predicando il regno di Dio non vedrete più la mia faccia.
26
Perciò vi prendo quest'oggi a testimoni che io non son responsabile del sangue d'alcuno di voi;
27
poiché non ho trascurato d'annunziarvi tutto il consiglio di Dio.
28
Badate dunque a voi stessi, badate al gregge di cui lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi per pascere la Chiesa di Dio, acquistata da lui col proprio sangue.
29
So infatti che, dopo la mia partenza, entreranno tra voi de' lupi rapaci; i quali non risparmieranno il gregge;
30
e anche di mezzo a voi si leveranno su degli uomini a insegnar cose perverse, per strascinarsi dietro i discepoli.
31
Perciò vegliate, ricordandovi che per lo spazio di tre anni, giorno e notte, non mi son mai stancato d'ammonir con lacrime ciascun di voi.
32
E ora vi raccomando a Dio e alla virtù della grazia di Lui, ch'è potente a edificare e a darvi l'eredità tra' santi suoi.
33
Io non ho bramato né l'argento, né l'oro, né il vestito d'alcuno;
34
anzi, voi medesimi siete testimoni che queste mani han provveduto ai bisogni miei e di coloro ch'eran meco;
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e ho fatto di tutto per mostrarvi, lavorando così, che s'ha da aver cura dei bisognosi, rammentandosi le parole del Signore Gesù, il quale disse: - È meglio dare, che ricevere -».
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E com'ebbe dette queste cose, si pose in ginocchio, e pregò con tutti loro;
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e il pianto di tutti fu grande; tutti poi, gettatisi al collo di Paolo, lo baciavano,
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addolorati sopra tutto per quella parola ch'egli aveva detta loro, che non vedrebbero più la sua faccia. E lo accompagnarono fino alla nave.
Capitolo 21
A Roma: Nerone. Fine 3º viaggio di Paolo.
Paolo a Tiro.
1
- Or dopo che ci fummo distaccati da loro, facemmo vela, e, per diritto corso, giungemmo a Coo, il giorno seguente a Rodi, e di lì a Pàtara;
2
dove, trovata una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e partimmo.
3
Giunti in vista di Cipro, lasciandola a sinistra, proseguimmo per la Siria e prendemmo terra a Tiro, perché quivi la nave doveva lasciare il carico.
4
Vi rimanemmo sette giorni, avendo là trovati dei discepoli; i quali in virtù dello Spirito dicevano a Paolo di non salire a Gerusalemme.
5
Ma noi, come si fu al termine di que' giorni ci rimettemmo in viaggio accompagnati da tutti loro, con le mogli e i figliuoli sin fuori della città: e, postici in ginocchio sul lido, pregammo,
6
e ci salutammo scambievolmente; poi, noi salimmo sulla nave, e quelli se ne tornarono alle case loro.
Paolo a Cesarea.
7
E noi, terminando la navigazione, da Tiro arrivammo a Tolemaide; e, salutati i fratelli stemmo un giorno con loro.
8
Ripartimmo il giorno seguente per Cesarea, dove, appena arrivati, entrammo in casa di Filippo l'evangelista, che era uno dei sette, rimanendo presso di lui.
9
Egli aveva quattro figliuole vergini, che profetavano.
10
Stavamo lì da più giorni, quando ci arrivò dalla Giudea un certo profeta, per nome Agabo,
11
il quale, venuto da noi, prese la cintura di Paolo, se ne legò i piedi e le mani, e disse: «Ecco quel che afferma lo Spirito Santo: - In quel modo legheranno i Giudei a Gerusalemme l'uomo di cui è questa cintura, e lo daranno nelle mani de' Gentili -».
12
A udir questo, cominciammo, tanto noi quanto quelli del luogo, a pregarlo che non salisse a Gerusalemme.
13
Ma egli rispose: «Che fate, piangendo e afflingendomi il cuore così? Quanto a me, io son pronto, non solo a lasciarmi legare, ma anche a morire in Gerusalemme per il nome del Signore Gesù».
14
E siccome non potevamo persuaderlo, ci quietammo dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore».
Di nuovo a Gerusalemme.
15
Dopo que' giorni, messici in ordine, salimmo a Gerusalemme.
16
E con noi vennero anche alcuni discepoli di Cesarea, che ci condussero da un certo Mnasone, di Cipro, antico discepolo, presso il quale dovevamo stare.
17
Giunti dunque a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero con gioia.
18
Ed il giorno dopo, Paolo si recò con noi da Giacomo; e ci si trovarono tutti gli anziani.
19
Paolo, dopo averli salutati, raccontò loro a una a una le cose che Dio aveva fatte per suo ministero tra' Gentili.
20
Ed essi, uditele, glorificavano Dio. Poi dissero: «Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei si son convertiti alla fede; ma tutti sono zelanti della legge.
21
Or essi hanno udito che tu insegni a tutti i Giudei che sono tra i Gentili, a staccarsi da Mosé, dicendo di non circoncidere i figliuoli, e di non viver più secondo la consuetudine.
22
Che fare? Certo, sapranno che sei arrivato; e si riuniranno in gran numero.
23
Fai dunque così come ti diciamo: Son presso di noi quattro uomini, che hanno fatto voto;
24
prendili con te, e purìficati con essi, pagando per loro perché si radano il capo: così tutti sapranno che son false le cose udite intorno a te, bensì che anche tu cammini nell'osservanza della legge.
25
Quanto a' Gentili che han creduto, noi già scrivemmo che essi debbano astenersi dalle cose immolate agl'idoli, dal sangue, dal soffocato e dalla fornicazione».
26
Allora Paolo prese con sé quegli uomini, e il giorno seguente, dopo essersi purificato con loro, entrò nel tempio per annunziare il compimento de' giorni della purificazione, fino a che si offrisse l'oblazione per ciascun di loro.
Tumulto e Arresto.
27
Si era quasi alla fine de' sette giorni, e i Giudei dell'Asia, visto lui nel tempio, si diedero ad aizzare tutto il popolo, e gli misero le mani addosso, gridando:
28
«Uomini israeliti, aiuto! Questo è l'uomo che va predicando a tutti e per tutto contro la nazione, contro la legge e contro questo luogo; egli ha perfino introdotto i Gentili nel tempio ed ha profanato questo santo luogo».
29
Essi, di fatto, avevano già visto andar con lui Trofimo d'Efeso per la città, e pensavano che Paolo l'avesse fatto entrare nel tempio.
30
Tutta la città fu in rumore, e il popolo accorreva. Preso Paolo, lo trascinarono fuori; e le porte del tempio furon subito chiuse.
31
Mentre cercavano d'ucciderlo, giunse al tribuno della coorte la notizia che tutta Gerusalemme era sossopra.
32
D'un subito, egli prese soldati e centurioni, e corse verso coloro; i quali, veduto il tribuno e i soldati, smisero di battere Paolo.
33
Allora il tribuno avvicinatosi, lo fece arrestare e stringere con due catene; poi chiese chi fosse e che avesse fatto.
34
Nella folla, chi gridava una cosa, chi un'altra; e non riuscendo a capire il netto, comandò che fosse menato in fortezza.
35
Ma, arrivato che fu alla scalinata, bisognò che fosse portato dai soldati, tanta era la violenza della folla,
36
perché la moltitudine del popolo lo seguiva gridando: «Ammazzalo!».
37
Stando per entrare in fortezza, Paolo chiese al tribuno: «Mi è permesso dirti alcunchè?». E quello rispose: «Sai il greco?
38
Dunque, non sei quell'Egiziano che nei giorni passati facesti un tumulto e conducesti nel deserto quattromila Sicari?».
39
Paolo replicò: «Io sono un Giudeo, di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia; permettimi, ti prego, di parlare al popolo».
S. Paolo sottratto alla folla
40
E avendo colui acconsentito, Paolo, ritto in piè sulla scalinata, fece segno con la mano al popolo, e, fattosi gran silenzio, parlò loro in lingua ebraica così:
Capitolo 22
A Roma: Nerone - Gerusalemme: Tumulti e arresto di Paolo, 58 d.C.
Discorso di Paolo ai Giudei.
1
- «Fratelli e padri, vogliate ascoltare quel che io vi dico a mia difesa».
2
Quando ebbero udito che parlava loro in lingua ebraica, tanto più fecero silenzio.
3
E continuò: «Io sono un Giudeo nato a Tarso di Cilicia, ma allevato in questa città, istruito ai piedi di Gamaliele nell'esatta osservanza della legge de' nostri padri, zelante della legge come siete voi tutti, oggi;
4
e ho perseguitato a morte questa dottrina, procurando che uomini e donne fossero arrestati e messi in prigione,
5
della qual cosa mi son testimoni il sommo sacerdote e gli anziani, dai quali ebbi lettere pei fratelli di Damasco; e io mi ci recavo per menare in catene a Gerusalemme quelli di là, perché fossero puniti.
6
Or mentre io ero in cammino, già vicino a Damasco, sul mezzogiorno, d'un subito mi sfolgorò d'intorno una gran luce dal cielo.
7
Caddi per terra, e udii una voce che mi diceva: - Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? -
8
Io risposi: - Chi sei, Signore? - Ed egli mi disse: - Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. -
9
E quanti erano meco videro ben la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava.
10
Allora dissi: - Signore, che devo fare? - E il Signore mi rispose: - Lèvati su, va' in Damasco, e qui ti sarà detto tutto quel che devi fare. -
11
E siccome io non ci vedevo per il bagliore di quella luce, giunsi a Damasco guidato a mano da coloro ch'erano meco.
12
Un certo Anania, uomo secondo la legge e del quale tutti i Giudei ivi dimoranti rendevano buona testimonianza,
13
venne da me, e standomi accanto, mi disse: - Saulo fratello, che tu riabbia la vista! - E in quell'istante stesso lo vidi.
14
Allora egli disse: - Il Dio dei nostri padri t'ha preordinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e a udire la voce della bocca di lui;
15
giacchè tu gli sarai, presso tutti gli uomini, testimone delle cose che hai vedute e udite.
16
E adesso, che aspetti? Lèvati, ricevi il battesimo e làvati dei tuoi peccati, invocando il suo nome. -
17
Avvenne poi che, tornato a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi,
18
e vidi Lui che mi diceva: - Fa' presto, esci subito da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza rispetto a me. -
19
E io osservai: - Signore, essi sanno che ero io a metterli in carcere e flagellare nelle sinagoghe quelli che credevano in te;
20
e quando si spandeva il sangue di Stefano, tuo testimone, c'ero anch'io ad approvare, e custodivo le vesti di coloro che l'uccidevano. -
21
Allora mi disse: «Va', ch'io ti manderò lontano verso i Gentili -».
Nuovo e più fiero tumulto.
22
L'ascoltarono sino a questa parola; ma qui alzarono la voce, dicendo: «Togli dal mondo quest'uomo; non è degno di vivere!».
23
E com'essi gridavano e gettavan via le vesti e lanciavan polvere in aria,
24
il tribuno comandò che Paolo fosse menato in fortezza, battuto con flagelli e messo alla tortura, a fin di scoprire per qual motivo gridassero così contro di lui.
25
E legato che l'ebbero con cinghie, Paolo disse al centurione che era lì presente: «V'è egli lecito di flagellare un uomo Romano, neppur condannato?».
26
Il centurione, udito questo, corse dal tribuno, dicendo: «Che stai per fare? quest'uomo è cittadino Romano!».
27
Allora il tribuno venne da Paolo e gli chiese: «Dimmi, sei tu Romano?». Ed egli rispose: «Sì».
28
Il tribuno osservò: «A me questa cittadinanza è costata una gran somma!». E Paolo: «Io, invece, l'ho dalla nascita».
29
Onde coloro che stavano per torturarlo si ritrassero subito da lui; e il tribuno stesso ebbe paura a saper ch'egli era cittadino Romano, perché l'aveva fatto legare.
30
Il giorno di poi, volendo conoscere esattamente di che cosa lo accusassero i Giudei, il tribuno lo fece sciogliere, e comandò si radunassero i capi dei sacerdoti con tutto il Sinedrio; e, menato fuori Paolo, lo fe' comparire davanti a loro.
Capitolo 23
A Roma: Nerone - Gerusalemme: congiura contro Paolo, poi prigioniero a Cesarea 58 - 60 d.C.
Davanti al Sinedrio.
1
- Paolo, fissato lo sguardo sul Sinedrio, disse: «Fratelli, fino a questo giorno io son vissuto dinanzi a Dio in tutta buona coscienza».
2
Qui, il sommo sacerdote Anania comandò a' più vicini che lo percuotessero sulla bocca.
3
Allora Paolo gli disse: «Iddio percuoterà te, muraglia imbiancata! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge, e, violando la legge, ordini ch'io sia percosso?».
4
Quelli che stavano intorno gli dissero: «Oltraggi tu il sommo sacerdote di Dio?».
5
E Paolo: «Fratelli, io non sapevo esser lui il sommo sacerdote; chè sta scritto: "Non oltraggiare il principe del tuo popolo"».
6
Paolo, sapendo che una parte era di Sadducei, e l'altra di Farisei, nel Sinedrio esclamò: «Fratelli, io son Fariseo, figlio di Farisei, e son chiamato in giudizio per la speranza nella risurrezione dei morti!».
7
Com'ebbe detto questo, nacque un contrasto tra Farisei e Sadducei, e l'assemblea si divise.
8
I Sadducei infatti dicono non esserci risurrezione, né angelo, né spirito, mentre i Farisei affermano ambedue le cose.
9
E si fece un gran vociare. Alcuni del partito de' Farisei si levaron su a protestare, gridando: «Noi non troviamo alcun male in quest'uomo; e se uno spirito o un angelo gli avesse parlato?».
10
Il tumulto cresceva; e il tribuno, temendo che Paolo fosse fatto da loro a pezzi, comandò ai soldati che scendessero a prenderlo in mezzo e condurlo in fortezza.
11
La notte seguente, il Signore fu dinanzi a lui e gli disse: «Sii di buon animo; come m'hai reso testimonianza in Gerusalemme, così bisogna che tu me la renda anche in Roma».
Una congiura di Giudei contro Paolo.
12
Quando fu giorno, alcuni Giudei ordirono una congiura, facendo voto, con imprecazioni, di non toccar cibo né bevanda sino a che non avessero ucciso Paolo.
13
Ed eran più di quaranta coloro che avevan fatta questa congiura.
14
Essi si recarono dai capi dei sacerdoti e dagli anziani, dicendo: «Noi abbiam fatto voto, con imprecazione, di non prender cibo sino a quando non abbiamo ucciso Paolo.
15
Voi dunque, col Sinedrio, fate sapere al tribuno che lo meni giù da voi, come se voleste esaminarlo più a fondo, e noi, pronti, prima che arrivi da voi, l'uccideremo».
16
Ma un figliuolo della sorella di Paolo, risaputo di questa insidia, andò alla fortezza, entrò, e riferì la cosa a Paolo.
17
E Paolo, fatto chiamare uno dei centurioni, gli disse: «Conduci questo giovine dal tribuno; ha qualche cosa da fargli sapere».
18
E subito colui lo prese, lo menò al tribuno e disse: «Quel carcerato, Paolo, m'ha pregato di condurre a te questo giovine, che ha qualche cosa da dirti».
19
E il tribuno, presolo per mano e ritiratosi in disparte con lui, gli domandò: «Che cos'hai da farmi sapere?».
20
Ed egli rispose: «I Giudei si sono accordati per pregarti di condurre domani Paolo al Sinedrio col pretesto di esaminarlo più minutamente;
21
ma tu non ti fidare di essi, perché più di quaranta de' loro gli preparano insidie, avendo fatto voto con imprecazioni di non mangiare né bere, sino a che non l'abbiano ucciso: ed ora stanno pronti, aspettando il tuo assenso».
Paolo è condotto in Cesarea.
22
Il tribuno licenziò il giovane, dopo avergli comandato di non dire ad alcuno che gli aveva palesato tali cose.
23
E chiamati due centurioni, disse loro: «Che sian pronti per la terza ora della notte duecento soldati, settanta cavalieri e dugento lancieri, per andar fino a Cesarea;
24
e fate preparare delle cavalcature per porvi Paolo sopra e condurlo salvo al governatore Felice».
25
Egli infatti temette che forse i Giudei, rapitolo, l'uccidessero, e su lui ricadesse la calunnia d'aver preso danaro.
26
Scrisse poi una lettera che diceva così: «Claudio Lisia, all'eccellentissimo governatore Felice, salute.
27
Quest'uomo era stato preso dai Giudei e sul punto d'essere ucciso quand'io, sopraggiunto co' soldati, l'ho liberato, avendo inteso ch'è Romano;
28
e, volendo conoscere di che l'accusavano lo condussi dinanzi al loro Sinedrio.
29
Ma trovai ch'è accusato di questioni della loro legge, senza che ci sia colpa alcuna degna di morte o di catene.
30
Or mi s'è riferito di insidie tese a lui; perciò te lo mando, avvertendo anche i suoi accusatori che si rivolgano a te. Sta' sano.»
31
I soldati dunque, secondo gli ordini ricevuti, presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipatride.
32
Il giorno seguente, lasciando che i cavalieri andassero con lui, ritornarono alla fortezza.
33
E quelli, giunti a Cesarea, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono anche Paolo.
34
Il governatore, com'ebbe letta la lettera, domandò a Paolo di qual provincia fosse; e udito che era di Cilicia,
35
disse: «T'ascolterò quando saranno arrivati anche i tuoi accusatori». E ordinò che fosse custodito nel pretorio di Erode.
Capitolo 24
A Roma: Nerone. Difese di Paolo 58 - 60 d.C.
Paolo dinanzi a Felice.
1
- Di lì a cinque giorni, venne il sommo sacerdote Anania con alcuni anziani e un oratore, certo Tertullo; e comparvero dinanzi al governatore per accusar Paolo.
2
Fatto venir Paolo, Tertullo cominciò così l'accusa: «La molta pace che in grazia tua godiamo, e le riforme ispirate dalla tua avvedutezza,
3
noi, o eccellentissimo Felice, in tutto e per tutto riconosciamo con viva gratitudine.
4
Or, per non trattenerti troppo a lungo, ti prego d'ascoltarci, nella tua equità, brevemente.
5
Noi abbiamo quest'uomo pestifero, suscitatore di sedizioni fra tutti i Giudei del mondo intero, e capo sedizioso della setta dei Nazareni;
6
egli ha perfin tentato di profanare il tempio; sicchè noi, avendolo preso, volevamo giudicarlo secondo la nostra legge.
7
Ma il tribuno Lisia, sopraggiunto, lo strappò con grande violenza dalle nostre mani,
8
ordinando a' suoi accusatori di venire da te: e tu, interrogandolo, potrai da lui essere informato di tutte le cose delle quali noi lo accusiamo».
9
I Giudei s'unirono anch'essi, dicendo che le cose stavano proprio così.
10
E Paolo, dopo che il governatore gli ebbe fatto segno di parlare, rispose: «Siccome so che da molti anni tu governi questa nazione, con maggior fiducia parlo in mia difesa.
11
Tu puoi accertarti sicuramente, che non son più di dodici giorni da che salii a Gerusalemme per adorare.
12
E non m'han veduto, o nel tempio o nelle sinagoghe o in città, discutere con alcuno, né fare adunata di popolo;
13
e non possono provarti le cose delle quali ora mi accusano.
14
Io però ti confesso, che, seguendo la dottrina che essi chiamano setta, io servo il Dio de' padri, credo tutto ciò che è scritto nella Legge e ne' Profeti,
15
e ho in Dio la speranza che ci sarà quella risurrezione de' giusti e degl'ingiusti che essi pure aspettano.
16
Per questo io mi studio di conservar sempre incontaminata la coscienza dinanzi a Dio e agli uomini.
17
Or dopo molti anni sono venuto a portar limosine per la mia nazione e a offrir sacrifizi.
18
Così m'hanno visto purificato nel tempio, senza radunata di gente e senza tumulto.
19
Quei tali Giudei dell'Asia, che pur dovevano comparire davanti a te ed accusarmi, se avessero qualche cosa contro di me,
20
oppure questi stessi dicano se m'han trovato in colpa quando fui davanti al Sinedrio;
21
a meno che non mi si voglia far carico di quella parola che m'uscì stando in mezzo a loro: -Io son oggi giudicato da voi sulla risurrezione de' morti-».
22
Felice, che ben sapeva di questa dottrina, rimandò la causa ad altro giorno dicendo: «Quando sarà venuto il tribuno Lisia, allora v'ascolterò».
23
E dette ordine al centurione di tener Paolo in custodia, lasciandogli qualche sollievo, né si vietasse ad alcuno dei suoi di assisterlo.
24
Qualche giorno dopo, venne Felice con Drusilla sua moglie, che era giudea, e, mandato a chiamar Paolo, lo volle sentir parlare della fede in Cristo Gesù.
25
Ma quando Paolo entrò a parlar di giustizia, di continenza, e del futuro giudizio, Felice atterrito disse: «Per adesso va' pure; a miglior tempo ti manderò a chiamare».
26
Egli sperava nello stesso tempo che Paolo gli avrebbe dato del denaro; perciò lo mandava spesso a chiamare per discorrere con lui.
27
Passati due anni, Felice ebbe per successore Porzio Festo; il quale, volendo entrar nelle grazie de' Giudei, lasciò Paolo in prigione.
Capitolo 25
A Roma: Nerone. Difese di Paolo 58 - 60 d.C.
Paolo dinanzi a Festo.
1
- Festo pertanto, essendo giunto nella provincia, dopo tre giorni salì da Cesarea a Gerusalemme.
2
E i capi dei sacerdoti e i più ragguardevoli de' Giudei gli si presentarono contro Paolo; e lo pregavano,
3
chiedendogli in grazia che lo facesse venire a Gerusalemme; intanto gli avrebbero teso insidie per ucciderlo lungo la via.
4
Ma Festo rispose che Paolo era tenuto in custodia a Cesarea, dove egli stesso sarebbe tornato fra breve.
5
«Quelli dunque di voi», diss'egli «che hanno autorità di farlo, vengano con me, e lo accusino, se alcun delitto è in quest'uomo».
6
Rimasto non più di otto o dieci giorni tra loro, ridiscese a Cesarea; e il giorno appresso, sedendo in tribunale, comandò che Paolo fosse condotto.
7
Venuto, i Giudei, che eran discesi da Gerusalemme, lo circondarono, movendogli molte e gravi accuse che non potevano provare,
8
mentre Paolo si difendeva: «Io non ho fatto nulla di male né contro la legge de' Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare».
9
Ma Festo, volendo entrar nelle grazie de' Giudei, chiese a Paolo: «Vuoi tu salire a Gerusalemme, ed esservi giudicato di queste cose in mia presenza?».
10
Ma Paolo rispose: «Io sto al tribunale di Cesare, e qui mi si deve giudicare. A' Giudei non ho fatto torto, come tu sai molto bene.
11
Dato ch'io sia colpevole e abbia fatto cosa degna di morte, non ricuso di morire; ma se nelle accuse di costoro non c'è nulla di vero, nessuno mi può donare ad essi. Mi appello a Cesare!».
12
Allora Festo, conferito col suo consiglio, rispose: «Ti sei appellato a Cesare? A Cesare andrai».
Paolo dinanzi ad Agrippa.
13
Passati alcuni giorni, il re Agrippa e Berenice arrivarono a Cesarea per salutare Festo.
14
Ed essendosi trattenuti vari giorni, Festo parlò di Paolo al re, dicendo: «È qui un cert'uomo, lasciato in prigione da Felice.
15
Quando fui a Gerusalemme, vennero i capi dei sacerdoti e gli anziani, chiedendo la sua condanna.
16
Risposi loro che non era usanza de' Romani di condannare un uomo, prima che l'accusato si trovi in faccia degli accusatori, e abbia modo di difendersi dall'accusa.
17
Quindi, essi vennero qua, e io, senza indugio, il giorno appresso, sedendo in tribunale, comandai che quell'uomo mi fosse menato innanzi.
18
I suoi accusatori, presentatisi, non gli attribuivano alcun delitto di quelli ch'io sospettavo;
19
avevan solo contro di lui certe quistioni riguardanti la loro particolare superstizione e un certo Gesù morto, che Paolo affermava esser vivente.
20
E stando io in dubbio sulla faccenda, gli proposi se voleva andar a Gerusalemme ed esservi giudicato di queste cose.
21
Ma, essendosi Paolo appellato per esser riservato al giudizio d'Augusto, io comandai fosse tenuto in custodia finchè lo mandassi a Cesare».
22
E Agrippa disse a Festo: «Vorrei udirlo anch'io codest'uomo». Quello rispose: «Domani l'udrai».
23
Il giorno appresso, Agrippa e Berenice vennero in gran pompa, e, entrati nella sala d'udienza coi tribuni e co' notabili della città, Paolo, per ordine di Festo, fu menato innanzi.
24
E Festo disse: «Re Agrippa, e tutti che siete qui presenti, voi vedete quest'uomo contro il quale tutta la moltitudine de' Giudei s'è rivolta a me in Gerusalemme, gridando non esser più degno di vivere.
25
Io però ho riconosciuto che non ha fatto nulla che meriti la morte; e siccome egli stesso s'è appellato ad Augusto, io ho deciso di mandarlo.
26
Ma non ho nulla di ben certo da scriverne al sovrano; perciò l'ho fatto venire davanti a voi, e principalmente davanti a te, o re Agrippa, affinché, dopo questo esame, io abbia qualcosa da scrivere.
27
Sembra infatti del tutto fuor di ragione mandare un carcerato senza dirle accuse contro di lui».
Capitolo 26
A Roma: Nerone. Difese di Paolo 58 - 60 d.C.
Ultimo discorso di Paolo.
1
- E Agrippa disse a Paolo: «Puoi parlare in tua difesa». Allora Paolo, stesa la mano, cominciò in tal modo a difendersi:
2
«Re Agrippa, io ho la fortuna di potermi oggi difendere davanti a te di tutte le accuse che mi fanno i Giudei,
3
specialmente perché tu hai conoscenza de' riti e delle quistioni che s'agitano tra i Giudei; perciò ti prego d'ascoltarmi con pazienza.
4
Qual vita io abbia menata fin dalla giovinezza in seno alla mia nazione a Gerusalemme, tutti i Giudei lo sanno:
5
conoscono da gran tempo, se pur vogliono renderne testimonianza, ch'io son vissuto a principio da Fariseo, secondo la più rigida setta della nostra religione.
6
E ora sto sottoposto a giudizio per la speranza che ho nella promessa fatta da Dio a' nostri padri;
7
della quale le nostre dodici tribù, servendo a Dio giorno e notte, aspettano il compimento. Per questa speranza, o re, sono accusato da' Giudei!
8
E sembra a voi incredibile che Dio risusciti i morti?
9
Io pure credetti di oppormi di viva forza al nome di Gesù il Nazareno;
10
e lo feci in Gerusalemme, dove, avutone il potere da' capi dei sacerdoti, chiusi nelle prigioni molti santi; e quando eran messi a morte, diedi il mio voto.
11
Spesso, per tutte le sinagoghe, a forza di castighi li costrinsi a bestemmiare; e, sempre più infuriando contro di loro, li perseguitai fin nelle città straniere.
12
Mentre a tale scopo mi recavo a Damasco con potere e per commissione de' capi dei sacerdoti,
13
di mezzo giorno, lungo la strada, io vidi, o re, una luce più splendente del sole, la quale dal cielo lampeggiò intorno a me e a quelli che eran meco.
14
Cademmo tutti per terra, e io udii una voce dirmi in lingua ebraica: - Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrar contro lo stimolo. -
15
E io dissi: - Chi sei, Signore? - E il Signore rispose: - Io son Gesù che tu perseguiti.
16
Ma lèvati e sta' in piedi; poiché ti sono apparso per questo, per costituirti ministro e testimone delle cose che hai vedute, e di quelle per le quali ti apparirò,
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traendoti fuori da questo popolo e da' Gentili ai quali ora ti mando
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ad aprir loro gli occhi, che si convertano dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, e ottengano, per la fede in me, la remissione de' peccati e l'eredità tra i santi.-
19
Perciò, o re Agrippa, io non fui disubbidiente alla celeste visione;
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e prima a que' di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutta la Giudea e a' Gentili ho predicato che si pentano e si convertano a Dio, facendo degne opere di penitenza.
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Per tutto questo i Giudei m'han preso nel tempio, e hanno tentato d'uccidermi.
22
Ma, confortato dall'aiuto di Dio, l'ho durata sino ad oggi, rendendo la mia testimonianza davanti a piccoli e a grandi, senz'aggiungere nulla a quello che i Profeti e Mosè, han detto dover succedere:
23
che il Cristo patirebbe, e che, essendo lui il primo a risuscitare da' morti, annunzierebbe la luce al suo popolo e a' Gentili».