Atti degli apostoli

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[...]   «Fratelli; bisognava s'adempisse quel che lo Spirito Santo aveva predetto nella Scrittura per bocca di David, intorno a Giuda, il guidatore di quelli che presero Gesù.   [...]

Atti degli apostoli: capitolo 1, versetto 16

Capitolo 26, versetto 29 - Capitolo 27, versetto 16

29 E Paolo: «Manchi poco o molto, desidero da Dio che non solo tu, ma quanti oggi mi ascoltano, diventiate tali quale son io, salvo queste catene».
30 Allora il re, il governatore, Berenice, con tutto il loro seguito, si alzarono;
31 e, ritiratisi in disparte, dicevano tra loro: «Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti morte o prigione».
32 E Agrippa disse a Festo: «Quest'uomo poteva esser messo in libertà, se non si fosse appellato a Cesare».
Capitolo 27
A Roma: 4º viaggio. Paolo prigioniero verso Roma. Anno 59 d.C. (o 60 d.C.).
In viaggio verso l'Italia.
1 - Quando dunque fu determinato di far vela per l'Italia, Paolo e cert'altri prigionieri furon consegnati a un centurione, di nome Giulio, della coorte Augusta.
2 E, saliti sopra una nave di Adramitto che doveva costeggiare i porti dell'Asia, salpammo, avendo con noi Aristarco, macedone di Tessalonica.
3 Il giorno seguente arrivammo a Sidone; e Giulio, che trattava Paolo con benevolenza, gli permise di andare da' suoi amici a ristorarsi.
4 Poi, partiti di là, navigammo sotto Cipro, perché i vènti eran contrari;
5 e, traversato il mare di Cilicia e Panfilia, arrivammo a Mira di Licia.
6 Qui il centurione, trovata una nave alessandrina che faceva rotta per l'Italia, ci trasferì in essa.
7 E dopo aver navigato lentamente per molti giorni, arrivammo con pena dirimpetto a Gnido, trattenuti dal vento, ci accostammo a Creta, dalla parte di Salmone;
8 e costeggiando con gran difficoltà, venimmo a un certo luogo, chiamato Beiporti, vicino a cui era la città di Talassa.
9 Passato così molto tempo, e il navigar facendosi sempre più pericoloso, perché era passato il digiuno, Paolo li ammoniva
10 dicendo: «Uomini, io vedo che la navigazione riuscirà di danno e perdita grande, non solo del carico e della nave, ma anche delle nostre vite».
11 Ma il centurione credeva più al pilota e al padron della nave che non alle cose dette da Paolo.
12 E siccome quel porto non era adatto a svernare, i più furon di parere di partirne e, se fosse possibile, spingersi fino a Fenice, porto di Creta, che guarda a libeccio e a maestro, e di passarvi l'inverno.
13 Soffiando poi l'australe, credettero d'esser al loro proposito, quindi, tolte le ancore, costeggiavano Creta più da vicino.
Fiera tempesta.
14 Ma poco dopo si rovesciò su essa un vento tifonico, che si chiama Euro-Aquilone;
15 e siccome la nave era portata via, non potendo resistere al vento, noi la lasciammo andare, trascinati con essa.
16 Così, correndo sotto un'isola chiamata Cauda, riuscimmo con gran difficoltà ad assicurarci della scialuppa.