Capitolo 27, versetti 19-34
19
e il terzo giorno, con le lor proprie mani buttarono a mare gli attrezzi della nave.
20
Più giorni passarono senza veder né sole né stelle; la tempesta infuriava su noi; già perduta era ogni speranza di salvarci.
21
E poiché si stava da un pezzo senza prender cibo, Paolo, ritto in mezzo a quelli, disse: «Uomini, bisognava darmi ascolto, e non partire da Creta; vi sareste risparmiati questo strapazzo e questo danno.
22
Ma ora vi conforto a star di buon animo, giacchè nessuno di voi perirà, e solo la nave andrà perduta.
23
Mi è apparso proprio questa notte un angelo di quel Dio, di cui io sono e a cui servo,
24
dicendomi: - Paolo, non temere; tu devi comparire dinanzi a Cesare; ed ecco, Dio t'ha fatto dono di tutti quelli che navigano con te.-
25
Perciò, uomini, fatevi animo, perché ho fede in Dio che avverrà così, come m'è stato detto.
26
Or ci bisogna d'esser gettati su una qualche isola».
Naufragio.
27
Eravamo alla quattordicesima notte, sbattuti per l'Adriatico, quando verso la mezzanotte i marinai credettero d'esser vicini a qualche terra.
28
Calato lo scandaglio, trovarono venti braccia; e più in là, trovarono quindici braccia.
29
Temendo allora di dar negli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, e sospiravano che facesse giorno.
30
Ma, siccome i marinai meditavano fuggir dalla nave, e avevan messo in mare un battello col pretesto di stendere le ancore, dalla prua,
31
Paolo disse al centurione e a' soldati: «Se costoro non restano sulla nave, voi non potete scampare».
32
Allora i soldati tagliarono le funi del battello, e lo lasciarono cadere.
33
E come si fu all'alba, Paolo esortava tutti a prender cibo, dicendo: «Oggi son quattordici giorni che state aspettando digiuni, senza prender nulla;
34
perciò vi esorto a prender cibo per la vostra salvezza; del resto nessun di voi perderà neppur un capello del capo».