Atti degli apostoli

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[...]   Simone ha narrato come da principio Dio stabilì di trarre da' Gentili un popolo per il suo nome.   [...]

Atti degli apostoli: capitolo 15, versetto 14

Capitolo 27, versetto 23 - Capitolo 28, versetto 6

23 Mi è apparso proprio questa notte un angelo di quel Dio, di cui io sono e a cui servo,
24 dicendomi: - Paolo, non temere; tu devi comparire dinanzi a Cesare; ed ecco, Dio t'ha fatto dono di tutti quelli che navigano con te.-
25 Perciò, uomini, fatevi animo, perché ho fede in Dio che avverrà così, come m'è stato detto.
26 Or ci bisogna d'esser gettati su una qualche isola».
Naufragio.
27 Eravamo alla quattordicesima notte, sbattuti per l'Adriatico, quando verso la mezzanotte i marinai credettero d'esser vicini a qualche terra.
28 Calato lo scandaglio, trovarono venti braccia; e più in là, trovarono quindici braccia.
29 Temendo allora di dar negli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, e sospiravano che facesse giorno.
30 Ma, siccome i marinai meditavano fuggir dalla nave, e avevan messo in mare un battello col pretesto di stendere le ancore, dalla prua,
31 Paolo disse al centurione e a' soldati: «Se costoro non restano sulla nave, voi non potete scampare».
32 Allora i soldati tagliarono le funi del battello, e lo lasciarono cadere.
33 E come si fu all'alba, Paolo esortava tutti a prender cibo, dicendo: «Oggi son quattordici giorni che state aspettando digiuni, senza prender nulla;
34 perciò vi esorto a prender cibo per la vostra salvezza; del resto nessun di voi perderà neppur un capello del capo».
35 Detto così prese del pane, rese grazie a Dio in presenza di tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.
36 Tutti allora si fecero animo e presero anch'essi del cibo.
37 Nella nave eravamo duecentosettantasei persone.
38 E quando si furon saziati di cibo, alleggerirono la nave gettando il frumento in mare.
39 Fattosi giorno, non riconoscevano la terra; ma scòrsero un certo seno che aveva spiaggia, e deliberarono di spingervi la nave, se venisse lor fatto.
40 Quindi, lasciate le ancore e sciolti i legami de' timoni, s'abbandonarono al mare; e alzato l'artimone, secondo il soffiar del vento, tiravano al lido.
41 Ma, avendo dato in una punta di terra che aveva il mare dai due lati, arenarono; e mentre la prua, affondatasi, stava immobile, la poppa si sfasciava sotto i colpi del mare.
42 Il parere de' soldati era d'uccidere i prigionieri affinché nessuno scappasse a nuoto.
43 Ma il centurione, che voleva salvar Paolo, mandò a vuoto quel disegno, ordinando che quanti sapevano nuotare si gettassero giù i primi e andassero a terra;
44 gli altri poi li portarono parte su tavole, e parte su rottami della nave. E così avvenne che tutti si salvarono a terra.
Capitolo 28
Il naufragio di S. Paolo
A Roma: 4º viaggio. Paolo prigioniero verso Roma. Anno 59 d.C. (o 60 d.C.).
Paolo a Malta.
1 - Dopo che fummo così scampati, sapemmo che l'isola si chiamava Malta. I barbari ci trattarono con umanità non comune.
2 Di fatto, acceso un gran fuoco, ci ristorarono tutti dalla pioggia che cadeva e dal freddo.
3 Avendo poi Paolo raccolto de' sermenti e messili sul fuoco, una vipera uscì fuori, per il calore, e gli s'attaccò alla mano.
4 E quando i barbari videro la bestia pendergli dalla mano, dicevan tra loro: «Di certo, egli è un omicida quest'uomo, perché, sebbene scampato dal mare, la giustizia divina non lo lascia vivere».
5 Ma egli, scossa la bestia nel fuoco, non ne risentì male alcuno.
6 Coloro intanto s'aspettavano ch'egli dovesse gonfiarsi e cader morto a un tratto; ma, dopo che ebbero aspettato a lungo e visto che nessun male gliene veniva, mutarono parere, sino al punto di dire che era un Dio.